06 ottobre 2007

Dove inizia il precipizio

La morte del giovane militare italiano Lorenzo D’Auria è stata, purtroppo, una morte annunciata: colpito al capo da uno o più proiettili, non c’è altro da dire. Fuoco amico o nemico? Non ha nessuna importanza: in un rapido conflitto a fuoco, nessuno può accertare la provenienza delle pallottole. E poi, che cosa conta?
Ciò che è importante ricordare è che un’altra giovane vita se n’è andata, per qualcosa che nessuno comprende più: dopo le tante vite stroncate in Iraq ed in Afghanistan, soltanto il “palazzo” crede ancora che ci sia un senso in quelle spedizioni militari.
Apparentemente slegata da questi fatti, la notizia che il presidente americano Bush ha deciso di porre il veto su una legge bipartisan che concedeva l’assistenza sanitaria gratuita ai bambini più poveri. Il provvedimento “allargava” i benefici a circa 6 milioni di piccoli americani, che è bene ricordare – per noi europei è difficile da capire – non hanno altra assistenza che quella delle urgenze.
Viene quasi da piangere, nel pensare che un presidente americano sia giunto a negare l’assistenza sanitaria ai bambini: quei 6 milioni non sono caselle di un database, sono 12 milioni d’occhi che cercheranno con disperazione aiuto per un’appendice assassina. E nessuno risponderà.
Come si è giunti a tanto?
La prima voce di spesa del bilancio federale è l’Iraq, la seconda la sanità: dove cresce l’uno, deve diminuire l’altro.
Seguire gli stanziamenti americani per la guerra non è facile, perché da anni il Pentagono cela abilmente nelle pieghe dei bilanci le reali spese: un’enormità.
Di certo, Bush stanziò – all’indomani della resa irachena – due tranche da 80 miliardi di dollari l’una, che coprirono approssimativamente il 2003 ed il 2004: circa 100 miliardi di dollari l’anno.
Raffrontando gli stanziamenti con quelli della missione italiana in Iraq – Antica Babilonia – salta agli occhi la differenza: se il PIL USA è circa 10 volte quello italiano, è come se noi avessimo speso 7-8 miliardi di euro l’anno, mentre la missione italiana costò circa 1-1,5 miliardi di euro l’anno.
Oggi, la missione in Libano costa all’incirca la stessa cifra, forse qualcosa di più, ma siamo lontani dalla voragine americana.
Ciò nonostante, il governo italiano è disposto a scontrarsi con la piazza e con i lavoratori per un risparmio di 1 solo miliardo di euro, quello che fa la differenza fra una riforma del welfare accettabile ed una schifezza come quella che hanno prospettato.
Negli USA, il salario minimo è oramai il più comune: sono circa 6,5 dollari l’ora, circa 5 euro. E l’assistenza sanitaria te la devi pagare con l’assicurazione: in alternativa, spera nella carità del MedicAid.
Sulla guerra, invece, non si lesina: di qua e di là dell’Atlantico, si mandano i figli a morire e s’accusa di disfattismo chi chiede di riportarli a casa, di non gettare inutilmente le loro vite per niente. Sì, signori miei, per niente, perché prima o dopo gli USA dovranno andarsene dall’Iraq e così anche dall’Afghanistan, perché la battaglia – su entrambi i fronti – è stata persa perché la popolazione è stata vessata e schiavizzata come fecero i peggiori colonizzatori.
Prodi e Berlusconi viaggiano a braccetto, e ritengono che si possa rimanere fino a 62 anni in catena di montaggio od a guidare una corriera, Bush fa la cresta alla spesa americana e, per garantire gli interessi petroliferi di famiglia, non si preoccupa di chiudere gli occhi di tanti bambini innocenti.
Il perfido cinismo è oramai signore e padrone di questi despoti: la morte di D’Auria – figlio del Sud, probabilmente in cerca di un lavoro come tanti – e quella dei bambini americani, che si vedranno rifiutare un calmante per una colica, urlano disperazione e giustizia.
E’ ora che su queste vicende la sinistra italiana si faccia sentire – con il voto in Parlamento, non con i proclami al vento – altrimenti stiano zitti e vadano a sventolare le loro bandiere rosse nel cesso.

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