11 settembre 2013

Noi, voi, loro. E la necessaria rivoluzione (parte prima)



Sono stato assente da queste pagine un po’ di tempo: no, non sono andato alle Maldive od a Mauritius e me ne dispiace un po’, anche perché non avevo i soldi per andarci...e quindi va bene così. Si fa per dire.


Ho fatto due bagni in quel di Noli, un po’ di lavoro sulla barca – Dio! Mi sembra la fabbrica del Duomo! – ed ho dormito. Tanto.

In più – perché sono anch’io uno sfigato della riforma Fornero – ho scritto qualche articolo per un blog d’insegnanti che speravano d’andare in pensione, ed è questa esperienza che dobbiamo analizzare, sulla quale è necessario riflettere. La strategia, la politica, il senso stesso del nostro scrivere e vivere parte da qui, dall’incontro con la gente “comune”, che non è mai quella del Web, che dista (e distano) anni luce.



Brevemente vorrei raccontare la mia esperienza che è stata, per certi versi, sconvolgente: abituato – come faccio sul mio blog – a cancellare subito chi insulta o ha un atteggiamento inutilmente aggressivo (insomma, i troll) – ho finito per ritrovare soltanto le “menti elette”, le quali discutono ovviamente solo di massimi sistemi.

E – si badi bene – quasi tutti i siti od i blog di controinformazione sono così impostati: parli di scie chimiche o di HAARP sicuro di non essere frainteso, oppure di politica medio-orientale partendo dal Trattato di Sèvres o da Thomas Edward Lawrence e ti sembra normale. A quasi tutti gli altri sembra normale: al più, si dissente sugli esiti storici di quelle vicende, oppure su particolari giudicati poco importanti e rivelatisi invece decisivi.

C’è poi l’antica dicotomia destra/sinistra sulla quale talvolta ci dividiamo e scateniamo tempeste di sabbia: ma sono sempre (almeno, quasi) accessi verbali dovuti alla veemenza, al credere alle proprie idee che – in qualche modo – continuano ad esistere.



Invece, per partecipare, per dare una mano in una vicenda d’ingiustizia palese (ammessa, beffardamente, anche dagli attuali camerieri della politica) mi sono sentito come un pesce spada in un torrente, oppure come un leopardo in un parcheggio sotterraneo. Fate voi.

Ho soggiornato per quasi un mese in mezzo a persone che commentavano così: “Il nostro diritto è sacro, i nostri parlamentari devono alzare la voce” oppure “Scriviamo tutti un telegramma al ministro Carrozza”, o ancora “Che fine ha fatto il nostro avvocato? Quando si riunisce, finalmente, la Corte Costituzionale?”

I “nostri” parlamentari...il “nostro” ministro...la “ineccepibile” Corte Costituzionale...



Non sono proprio stupido da non capire cos’è l’Italia – fermo subito la veemenza dei vostri commenti – ma capirete bene che una simile situazione merita un briciolo d’analisi: altrimenti, andiamo tutti a pescare, alla spiaggia, ai monti secondo le proprie preferenze e chiudiamola lì.

Bisogna riconoscere che, ogni tanto, qualcuno che aveva la vista più lunga appariva e commentava, argomentando la propria sfiducia e sconsolazione nei confronti della classe politica: spesso, veniva subissato d’improperi, oppure cancellato. A me, addirittura, cancellarono un articolo: salvo poi, quando la situazione è precipitata (nessuna pensione al 1/9/2013) riconoscere che avevo previsto tutto: il giorno dopo, da capo con le lettere ed i telegrammi a quel politico o ministro.



Spero d’aver fornito un quadro abbastanza veritiero per partire con un’analisi – ricordiamo che i commentatori erano, per lo più, insegnanti, quindi persone (in teoria) con mezzi per comprendere la realtà (forse) superiori alla media, con conoscenza delle lingue straniere, ecc – che sarà per certi versi sconcertante ma utile per capire l’Italia di oggi, il suo precipitare in un abisso del quale non s’intravede fondo.



Il primo punto è banale: la Tv, non ci perderemo troppo tempo. E’ tutta gente potentemente “televisionizzata” e solo il 10% affidava le proprie conoscenze (sullo specifico problema) ad un “tutto Web”. Per questa ragione erano preda di tutte le mezze bugie che il potere confeziona per partorire poi la solita, mezza verità: il consueto gioco, lo stanno mettendo in campo anche per la Siria.

Sono circa 13 anni che non guardo la Tv, però mi sono sorpreso non poco – ascoltando il mio medico – affermare “Allora, tutto risolto: ti mandano in pensione...” La potenza del mezzo televisivo – signori miei – è intatta o solo minimamente scalfita. Significa che il nostro lavoro è incompleto, confuso negli obiettivi oppure inattuabile: non ci sono altre possibilità.



Ci sono quindi un problema sociologico ed uno politico che configgono apertamente e fragorosamente nella società italiana, ma che non giungono mai ad emergere, al massimo spostano un poco le intenzioni di voto.

Come tutti sapranno, Berlusconi è in ripresa, il PD in discesa, il M5S in leggera discesa e SEL in salita, se la cosa vi interessa: più importante è l’analisi delle strutture istituzionali.

Partita nel 1948 con una legge elettorale proporzionale che doveva eleggere i propri rappresentanti – i quali avrebbero eletto il Capo dello Stato come garante delle istituzioni e nulla più ed una Magistratura indipendente – siamo giunti al rovesciamento dei termini: il Capo dello Stato appare sempre di più il vero Capo del Governo, il Governo è solo più una delle tante cinghie di trasmissione degli apparati esterni (Mafia, Massoneria, poteri esteri, economici, ecc) ed il popolo non elegge più nessuno.

Insomma: ditemi se questa situazione non ha tutti i connotati di una dittatura. Nemmeno poi troppo mascherata.



Ad una dittatura come si risponde?

Pare che gli italiani non riescano a riconoscerla, oppure non trovino i mezzi per opporvisi, o ancora stiano troppo bene per farlo o rimuovano il dolore e lo cicatrizzino con il classico panem et circenses. Probabilmente, un mix di questi fattori.

Ma la situazione si fa sempre più seria: i cervelli in fuga, la scuola ridotta ai minimi termini, la FIAT declassata ad “azienducola” (dai 350.000 dipendenti degli anni ’70, azienda+indotto, agli attuali 35.000 di Mirafiori senza un’idea, un futuro, una lampadina che s’accende da qualche parte), e poi l’attacco internazionale a tutto quel che si muove e che fa gola. Imprese dell’agro-alimentare, cantieri navali, medie imprese, ecc.



Operiamo una breve divagazione nel mondo naturale.

In natura, quando un essere è malato – generalmente – muore. Si può rispondere che (trattando della vita selvatica) noi non possiamo accorgerci dei piccoli malanni degli animali, ed è vero: probabilmente, un capriolo che ha ingoiato qualcosa che non doveva, per un paio di giorni non mangia e guarisce.

Nel regno degli insetti – perlopiù a noi invisibile – le tragedie (da noi così percepite, per loro è la normalità, ma non ne sono coscienti) sono all’ordine del giorno: basta un periodo di siccità perché tutti i nematodi muoiano, disseminando però – prima della fine (che loro non percepiscono come tale) – di uova il terreno. Così le specie sopravvivono.



Esiste un parallelismo con la specie umana? Sì per le circostanze, non per gli esiti: almeno, fino ad oggi.

Le circostanze sono le stesse ma, a differenza di un nematode, l’uomo può innaffiare un terreno e mantenerlo umido: in altre parole, l’uomo interviene nello svolgimento degli eventi e cerca di ammansirli ai suoi bisogni.

Per svolgere questa opera di dominazione sugli ambienti naturali, l’uomo ha codificato una serie di comportamenti e li ha definiti “leggi”: poi, per tentare d’uniformare (basilare fu la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e, prima, l’Habeas Corpus) i comportamenti sotto i vari cieli provò ad emanare delle leggi universal/nazionali: le Costituzioni.

Dove valgono le Costituzioni?



Non staremo ad inguaiarci nella Storia della Colonizzazione e della Decolonizzazione ma, oggi, se malfermi barconi giungono fino alle nostre coste, qualcosa in quei luoghi avverrà pure. E lo sappiamo anche: il Ciad è un Paese devastato da Areva e dai francesi, con chilometri di strade a fianco delle quali è stato depositato un muro di scarti della depurazione dell’Uranio, e i bambini muoiono come mosche. Il delta del Niger è stato trasformato, dall’industria estrattiva, in una specie di Inferno Dantesco: si poteva far meglio, ma costava di più! La Somalia, da mezzo secolo, è tutta una “Via Pal” per gli scontri di bande e non se ne vede l’uscita.

E poi l’Egitto nel suo dilemma ex-ottomano, il Sudan con l’eterna questione religiosa, il Marocco con la sua povertà endemica, ed il resto dell’Africa – quasi tutto – nella disperazione.

Dall’Algeria non vengono profughi e nemmeno dal Sud Africa: arriveranno anche i libici? Siamo degli specialisti: dove esiste un governo che, almeno, riesce a governare ed a distribuire ricchezza sufficiente, noi diciamo che non va bene. Troppo poco democratico: Gheddafi Kaput. Adesso tocca ad Assad: vedremo come andrà a finire. Così, avremo anche i profughi siriani.

E noi europei: chi siamo, cosa contiamo, cosa possiamo aspettarci, qual è il nostro posto?



Fino a qualche tempo fa – pochi anni – il nostro ruolo era di consumatori inconsapevoli: l’unica cosa che importava era che l’apparato produttivo dei BRICS fosse sempre sorretto dalle nostre compere. Così recitava il Gotha dell’economia globalizzata, da noi la gente che s’è appena riunita a Cernobbio (Casaleggio compreso) la quale non aveva altro obiettivo che far rendere al massimo gli investimenti azionari in Oriente.

Oh, le sviolinate dell’ing. De Benedetti! Non passava mese senza un suo intervento che magnificasse la Cina...la quale produce tot, laurea tot, investe tot...eccetera...non una parola sul disastro ambientale e sociale cinese: una catastrofe, ma non si deve dire, s’ha da guadagnare.



Poi, l’economia americana ha iniziato a dar segni di ripresa e noi non eravamo poi così necessari: squinternato il Mediterraneo dalle rivolte arabo-americane, bisogna mettere un po’ a posto l’Europa perché renda anche lì investire, non si sa mai.

Qui nasce la svolta dei PIIGS e tutto quel che ne consegue: la divisione dell’UE in due zone ben precise, ossia l’influenza germanica su tutto, ma con diversi accenti. Mentre le economie dell’Est sono – in qualche modo – “assistite” dal Reich (investimenti, manodopera a basso costo, ecc) le “antiche” economie del Sud vengono saccheggiate e le popolazioni depredate.



E’ risaputo che la nostra libertà – dopo il 1945 – è sempre stata una libertà vigilata, ma qui s’è fatto un ulteriore passo: siamo sotto due talloni in accordo fra di loro, ma ben distinti. In altre parole, alla Germania viene riconosciuto da Washington il diritto/dovere di dominazione incontrollata sul Sud Europa: si salva la Francia, perché è l’unica dotata di armamento nucleare, e in questi giorni si vede cosa significa poter contare su una politica di potenza.



Fatto è che, per l’Italia, non ci sono risposte, per la popolazione il “silenzio” dell’attuale governo sulle tematiche sociali significa solo una cosa: i signori di Cernobbio dominano su Governi ed apparati, incontrastati.

Quale può essere la risposta delle popolazioni?



Torniamo per un attimo al mondo naturale.

Quando una popolazione stanziale esaurisce le risorse, oppure eventi naturali inconsueti (incendi, allagamenti, la mano dell’uomo, ecc) le esauriscono, è un dramma. Eppure, queste popolazioni non s’abbandonano alla morte per inedia: i maschi si pongono in testa alla colonna (osservate, ad esempio, gli ovini) ed iniziano una migrazione necessaria, anche se rischiosa. Sanno benissimo che i rischi saranno tanti e non tutti giungeranno alla meta: predatori, incidenti vari, semplice sfinimento assottiglieranno la colonna, ma non c’è soluzione.



L’uomo “moderno” ha smarrito nei secoli la percezione del pericolo e la conseguente necessità di “migrare”: in qualche modo, i ragazzi che vanno all’estero a lavorare sono stati obbligati a riscoprirla. Ma non basta: e quelli che restano?

Quella bazzecola di una cinquantina di milioni d’italiani – mal contati – che si trovano a dover mantenere un milione di politici od assimilabili, a foraggiare cinque livelli di governo (Governo, Regioni, Province, Comuni e Circoscrizioni/Comunità Montane) più tre o quattro Mafie organizzate sul territorio e le Massonerie varie di contorno?

Quegli italiani – giovani – che lavorano per meno di 1.000 euro il mese, che non hanno la possibilità di metter su casa e convivere/sposarsi, né di fare un figlio? E gli altri italiani – vecchi – che devono lavorare fin quasi a 70 anni e poi morire subito per non pesare troppo sui “conti”?

Ci stanno massacrando: questo è un genocidio organizzato e studiato a tavolino. Non per nulla aumentano i casi di depressione/suicidio fra le fasce più giovani e quelle più anziane della popolazione – mascherate ora come “immaturità” o “senescenza” – semplicemente perché la popolazione è sottoposta ad uno stress senza limiti.



E’ dunque scorretto parlare di rivoluzione, ancorché violenta? Bisogna iniziare a parlarne, e lo faremo.

09 settembre 2013

Lettera aperta al dott. Bellelli



Leggendo il "Fatto Quotidiano" mi sono imbattutto in questo articolo:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/06/ancora-lomeopatia-come-e-possibile/703053/

perciò, ho pensato di rispondere al medico che scriveva. L'ho fatto per le ordinarie vie (e-mail) però ho ritenuto che fosse d'uopo pubblicarlo, tanta è stata la sorpresa.

Gentile dott. Bellelli,


sono rimasto basito, leggendo che - pur (a parole) rispettando la libertà di cura del paziente - lei, sul Fatto Quotidiano, chieda il lancio di un anatema pari a quelli dei tempi di Giordano Bruno. Sarà l'aria di Roma.



Non discuto le sue risultanze scientifiche, perché non ne avrei le competenze, però le devo confessare che - per un problema vertebrale - ho percorso tutta la "scala" della medicina tradizionale, in compagnia di un amico anch'egli malato, compiendo scelte differenti.



Non mi limitai certo ad Ospedali rinomati localmente - come il Santa Corona di Pietra Ligure, che ha un'unità di chirurgia vertebrale unipolare - ma cercai molto, fino al noto "Rizzoli" di Bologna.

Lì, mi dissero che il mio problema era il diametro della colonna: non c'era nulla da fare, se non nuotare e rivolgersi alle medicine alternative. Lo raccomandarono i medici del Rizzoli, mica me lo sognai.



Fui fortunato. Conobbi un bravo medico italiano, ex chirurgo, agopuntore ed il tre mesi guarii: la faccenda è di 15 anni fa, tanto per capirci.

Oggi mi sono scordato della schiena, sono tornato ad andare a funghi ed alla mia grande passione: il mare e la navigazione da diporto. Ogni tanto la schiena si fa sentire, ma come per chiunque a 63 anni. Le rammento che, all'epoca del "grande dolore", giunsi a 2000 unità di cortisone il giorno.



L'agopuntura ha una sua teoria - col medico è nata un'amicizia e, piano piano, ho approfondito con lui in via quasi sperimentale (su me stesso) le sue teorie viste in chiave psicologica - mi creda: è profonda, e con me ha funzionato.

Lei risponderà con l'obiezione della casualità, del placebo...e via discorrendo: libero di crederci, ma questo non vuol dire sparare a zero con chi non la pensa come lei.



Vuole sapere come finì il mio amico?

La pensava come lei: era un preside, con una formazione positivista molto accentuata. Rifiutò qualsiasi approccio alternativo e si fidò ciecamente della medicina tradizionale: ebbe un buon consigliere sui luoghi ove rivolgersi, il fratello medico.

Subì diversi interventi chirurgici, gli fu impiantato un chip sottopelle (non mi chieda il perché, non lo so) ed oggi (64 anni) cammina col girello ed il pannolone, perché ha perso il controllo dei muscoli dello sfintere.

Un mese fa è giunta la sua liberazione: è uscito fuori di senno (Alzheimer?) e fornisce indirizzi vecchi di 40 anni, parla di gente oramai morta come se l'avesse vista ieri...eccetera...lei è medico, sa meglio di me a cosa mi riferisco.

Paradossalmente, la sua deambulazione è molto migliorata e soffre molto meno per la schiena: quando l'ho raccontato al mio agopuntore abbiamo sorriso entrambi, di un sorriso triste, di compassione. Grazie alle teorie dell'agopuntura è tutto chiaro: forse - le consiglio, poi faccia come vuole - sarebbe necessario un supplemento d'indagine.



Con i miei più cordiali saluti