27 febbraio 2016

Im Wunderland (divertissement in quattro movimenti)




Mi piace vivere a Wunderland, perché è la sintesi perfetta degli imperi multietnici, dove tutti sono accettati per quello che sanno fare e ricevono per quello che hanno bisogno. Di meglio, francamente, non si poteva fare: ci provarono gli ottomani ma – vivaddio! – impalavano la gente! No, così non va...poi gli inglesi...ma...quel gatto a nove code che menava zampate mortali dai freddi mari dell’Europa del Nord alle terre australi...no, nemmeno così va bene...ed i francesi napoleonici che, oddio, anche loro fucilarono la loro parte, ma in nome delle idee rivoluzionarie...è tutto un altro vivere crepare in nome della liberté francese. Non vi pare?

Tutti quanti pretesero di fare il loro ingresso nella modernità portandosi appresso la tanto necessaria schiavitù: a Wunderland no, si applicano gli stessi contratti di lavoro dalla BMW al call centre in Romania, dai cercatori d’investimenti per le banche lussemburghesi ai raccoglitori di pomodorini della Sicilia. Una giustizia sociale che è valsa, nel 2012, il premio Nobel per la Pace. Mica scherzi, proprio il Nobbbel, quello vero, quello della dinamite!

A Wunderland, ad esempio, tutti i croati fanno i dentisti: un neonato croato non viene adagiato in una culla, bensì in una dentiera di gommapiuma. Non tutti ce la fanno a diventare dentisti, perciò...la soluzione trovata è stata...fare i camerieri! E’ tutto coordinato: ti fai le abbuffate di pesce, ma...se ti mancano i denti? Wunderland provvede a tutto.
Eh sì...bastava un poco di fantasia: dentici e dentiere! E a Wunderland la fantasia non manca.

Prendiamo, ad esempio, l’Austria: da qualche anno, sono diventati i Re del mercato dei pellet. Tagliano foreste e  fanno bruscolini, così riscaldano mezza Wunderland: ma c’è un problema, i migranti, che traversano l’Austria per andare in Germania.
Si sa: un migrante, per sua natura, è un essere senza fissa dimora...quando gli scappa gli scappa, niente da fare...e cosa c’è di meglio di un bel albero per farla? La cosa ha anche dei pregi: facilita il riconoscimento geografico/spaziale dell’albero, il davanti ed il didietro dell’albero stesso. Il migrante va dietro l’albero (un po’ di privacy, anche per loro!) mentre il cane alza la zampa e non si cura degli sguardi, la fa direttamente davanti.
Pur riconoscendo l’utilità sociale di sapere l’esatta posizione spaziale dell’albero, gli austriaci sono stufi di pestare merde umane e di cane quando vanno a tagliare gli alberi! Perciò, il governo ha deciso di respingere le pressioni europee sull’annosa questione delle armi – le vorrebbero proibire ovunque e comunque! – ed ha deciso che per le armi da caccia et similia basta avere 18 anni e te le compri. Almeno, se mi cachi sotto l’albero, una schioppettata a sale nessuno te la toglie!

Con la Grecia, poi, Wunderland è stata magnanima, veramente grandiosa. Ai greci piace mangiare il pane con le olive, a volte il riso con le olive, altre il pesce con le olive. Cosa c’è di male?
Nulla! Solo che, da Wunderland, hanno fatto notare che le esportazioni delle olive erano scarse, non coprivano le spese...insomma...bisogna trovare una soluzione...
Trovata! A Wunderland ci si mette intorno ad un tavolo e la soluzione si trova sempre! Siccome pare che i tavoli scarseggino in Grecia – i giornalisti, sempre malevoli, dicono che se li sono venduti tutti...ma non date loro retta – adesso mandano una lettera, intestata al Governo in carica. Papadopoulos? Tsipras? Fa lo stesso! Uno per tutti e tutti per uno! Questa è Wunderland!

Quante isole avete? 6.000. Ma non vi pare che siano troppe? Provvedere a tutti quei traghetti...e se ne vendeste qualcuna?  Facciamo sei l’anno...dunque, calcolatrice...ci vogliono mille anni per venderle tutte! Ma vi rendete conto? Mille anni!
I greci sono scesi in piazza, festanti, con gigantografie di Wunderland – addirittura i fuochi pirotecnici (purtroppo c’è stato qualche danno: è bruciata una banca...cose che capitano nella generale allegria...) – e cori che scandivano slogan di autentico calore nei confronti di Wunderland. Un calore dilagante, generato dal fuoco del ringraziamento.
Gli unici a protestare sono stati i sindacati dei portuali, giacché la Grecia – insieme alle isole – ha deciso di vendere il Pireo (il principale porto greco) ai cinesi, o di affittarlo per tanti anni...così la COSCO – la compagnia marittima cinese – adesso la fa da padrone.
E, appunto, la COSCO non è Wunderland! – urlano i sindacalisti, con la morte nel cuore – chi ci darà gli stipendi e lo stato sociale che Wunderland, generosamente, elargiva?
Insomma, Wunderland è la vera meraviglia del Terzo Millennio: santa subito!

Ma anche per l’Italia s’apprestano giorni di gloria, poiché la grande amica ed alleata di Wunderland è BigDisneyland – la terra della libertà – ed hanno deciso insieme che no, in Libia le cose vanno proprio male, e bisogna intervenire. Oddio, qualcuno aveva avvertito (1)(2)(3)...dal 18 Marzo del 2011 in poi...ma si sa: qualcosa sfugge sempre, anche a Wunderland.
Cosa faranno?
Beh, la guerra a qualche cattivone dell’ISIS...per questo sono già arrivati, a Sigonella, ben 11 super-droni, giunti direttamente da BigDisneyland...cosa faranno?
Ma niente di così terribile...se un cattivone con barba e baffi tratta male la moglie, per dire...si lamenta del cous cous troppo scotto...beh, allora gli tirano un Hellfire sulla cocuzza, così viene giù l’intero palazzo. E, la moglie, non dovrà più lamentarsi se manca di gentilezza!
Gli italiani, coi loro AMX – che non possono andare in Libia, perché hanno bisogno di un aeroporto d’emergenza ogni tre chilometri: hanno il vizio di venire giù da soli – penseranno a rilevare, con strumenti sofisticatissimi, la temperatura di cottura del cous cous.

Wunderland e BigDisneyland hanno meditato a lungo se mandare anche dei soldati: l’Italia, generosamente, ha subito accolto l’invito. Manderemo 5.000 uomini! Va beh...nel 1911 ne inviammo 34.000...
Ma quei 34.000 erano cresciuti a cicoria e pastasciutta...i 5000 di oggi sono tutto Gatorade e bistecche! Hai voglia la differenza!
Preoccupa solo un poco la carenza in Geografia – la materia è stata bandita dalle scuole italiche poiché, o è Wunderland, e allora vai dappertutto tranquillo come un papa, oppure non è Wunderland...e allora...sono tutti cavoli tuoi, Maremma egiziana!

In ogni modo, saranno tutti dotati di personal GPS, tatuato sulla schiena con microprocessori inclusi – nel deserto è utilissimo, indispensabile – così, quando arriveranno nel Fezzan, al massimo, chiederanno la strada migliore a qualche capo locale, sempre gentili e servizievoli con gli italiani: l’amicizia è di vecchia data, dai tempi di Omar al Bukhtar!
Tutto avverrà sotto la supervisione dei Predator americani – gli AMX, purtroppo, non potranno avventurarsi nel deserto: dapprima s’era pensato di dotarli di appositi sci per la sabbia, ma un’apposita commissione presieduta da Gustavo Thoeni, Reinhold Messner ed Alberto Tomba ha avuto delle perplessità circa la tenuta del velivolo nel cristiania a valle...non se n’è fatto nulla, peccato... – in ogni modo, le informazioni dei capi arabi saranno essenziali: ma perché? Perché ci vuole orecchio! Lo diceva anche Jannacci.

Qualora, nel loro cammino, iniziassero a notare l’inconfondibile savana od alti alberi equatoriali, significherà che sono giunti in Niger od in Nigeria: missione compiuta! A quel punto, una forza navale comandata dalla portaerei Conte di Cavour – con i primi esemplari di F-35 (cementati sul ponte, per ragioni di sicurezza) – li imbarcherà in Africa e li condurrà a Genova, dove il ministro della Difesa Pinotti li bacerà tutti e 5000, uno per uno, lo ha promesso. Questa è ritenuta la parte più difficile della missione, la più rischiosa.
Tutto sarà superato – tranquilli – perché quando Wunderland e BigDisneyland si mettono assieme...non c’è pericolo di fallimento: avete visto l’Ucraina? E’ diventata un idilliaco giardino, colmo di fabbrichètte tedesche e missili americani...una gioia...a volte infiocchettano i missili con le palline colorate, sotto le feste, così ricordano gli abeti di Natale...
E in Siria? Successo su successo!

Ma Wunderland non spazia solo nell’agone geopolitico: è nel diritto che pone, pietra su pietra, le fondamenta per un radioso futuro di pace e di giustizia!
Gli inglesi se ne vogliono andare...ma che se ne vadano coi loro ruderi giuridici! Legate con una cima la perfida Albione alla bitta di un rimorchiatore, portatela in mezzo all’Atlantico e poi togliete il tappo!  L’Habeas Corpus...una legge del 1215 per dire che chi è in possesso di un corpo ha diritto al rispetto dello stesso! Ma è ridicolo!
Prima, e questo è risultato subito evidente a Wunderland, bisogna provare che esiste, che c’è quel corpo!
L’Italia è all’avanguardia anche in questo campo: altrimenti, che significato avrebbero i dolorosi casi Cucchi, Uva, Aldrovandi, Sandri...tutte coraggiosi tentativi, eroiche vittime sulla via della perfezione giuridica!

Ma è soprattutto la teoria e la pratica delle elezioni italiane che sta interessando Wunderland, ed un ampio dibattito sull’argomento è in corso. In pratica – a Wunderland sono estasiati dall’idea italiana: dal Rinascimento non sanno far altro che seminare ovunque la loro fantasia! – il problema delle elezioni è stato risolto mescolando sapientemente la legge elettorale con il codice della Strada! Ma chi ci poteva pensare, se non gli italiani?

Se prendiamo in considerazione Via del Porcello, essa ha numerosissime possibilità di scelta plurima: appena iniziato il percorso, troviamo Via del Proporzionale: purtroppo è sbarrata per un cantiere archeologico. Eh, si sa, l’Italia è zeppa d’antichi ruderi...
Per proseguire, si è costretti a prendere Via della Soglia la quale, però, è interdetta ai veicoli che non raggiungono le 5 tonnellate, e quindi si è obbligati a tornare in via del Porcello. All’incrocio successivo, con via della Preferenza, c’è il divieto di svolta: senso unico solo in entrata per mezzi della Polizia ed auto blu.
Si giunge quindi in piazza del Premio di Maggioranza, ma le vie laterali sono solo pedonali...non restava che infilarsi nel posto di controllo gestito dai Carabinieri. Qui, giustamente, la Corte Costituzionale ha avuto ragione nel dichiararne l’incostituzionalità! Ma come, militari che controllano le elezioni? Bocciata!

Ma gli italiani, questo grande popolo di Wunderland, non si sono dati per vinti.
Rasata a zero via del Porcello, è stato costruito sulle macerie il grandioso Corso Italico (la viabilità delle vie laterali è rimasta la stessa) ma, giunti al controllo finale, c’è la Polizia (che non sono militari)! Il verdetto d’incostituzionalità è stato superato! Per questa ragione il Tribunale di Messina ha istantaneamente accolto il ricorso – ed il neo Presidente della Consulta, Paolo Grossi, ha subito dichiarato che la cosa sarà risolta...e in fretta! Diamine, è anche lui fiorentino! Mica gente dalle mille ciance, Maremma elettorale! – e questa volta non saranno necessari altri otto anni: il verdetto sarà rapidissimo! Così vanno le cose a Wunderland: problema? Risolto!

L’ultimo problema da risolvere riguarda l’euro – una moneta che riceve ingiustificati attacchi (ma è solo invidia, lo sappiamo bene) – ma la soluzione è pronta! A Francoforte, dove c’è l’apposita struttura che si occupa della moneta, hanno trovato la soluzione!
Basta euro! Basta euro in moneta e carta. Solo più una tesserina elettronica, una per tutti e tutti per uno, Maremma finanziaria! Quando giunge il momento, ve la ricaricano, come si fa per il telefonino! Non è un’idea geniale?
Niente più soldi che si sporcano, che puzzano...niente più portamonete che si bucano, portafogli che invecchiano e che si devono cambiare (povera zia di Vigevano, non saprà più cosa regalarci...pazienza...troveremo una soluzione per tutte le zie di Wunderland!), niente più ladri (di polli N. d. A.), niente casseforti da murare, niente di niente! Una tesserina, che vi ricaricano!
Quando? Come? Va beh, dai...non possiamo sapere tutto subito...lassù, sul Meno, ci stanno lavorando, lassù mica se la menano! Abbiate fiducia, e intonate tutti, con voce chiara e all’unisono: “Grazie Wunderland!”

Si chiude il sipario: applausi e fischi, come da copione. L’autore esce sul proscenio perché ha qualcosa da dire.
Vorrei concludere con le parole di Eddy Murphy al termine de “Il principe cerca moglie”: le ricordate?
“Guardate un po’ che ci tocca fare, per farvi ridere un po’, bastardi!” 

16 febbraio 2016

Viaggio premio negli USA



“Ma tutto questo Alice non lo sa...”
Francesco de Gregori

Un viaggio negli USA, ogni tanto, è necessario. Cosa si va a fare? Quattro chiacchiere con il Presidente e poi un colloquio (palese o segreto) con il Segretario di Stato, che negli USA è il Ministro degli Esteri, e vuole informazioni di prima mano, reali, verificabili. Poi, si manda il tizio a parlare in una Università, per osservare (chissà come se la ridono...) come se la cava con il “fuoco di fila” degli studenti, per verificare se ha capito bene la lezione o se servono ripetizioni. Sergio Mattarella ha capito benissimo, perché è una persona intelligente, solo che...ha raccontato un sacco di balle agli studenti: bene, avranno commentato al Dipartimento di Stato, di questo possiamo fidarci, è un contaballe come quello di prima.

Cosa ha raccontato Mattarella (1)? Che tutto va bene, che gli indagati, in Parlamento, sono una minoranza, che l’attuale legge elettorale è sì incostituzionale...lo sappiamo...ma le regole si fanno per il futuro...eh, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato...bisognerà aspettare la nuova legge, e nuove elezioni. Poi, il pezzo forte: «l’Italia non è mai venuta meno al suo impegno in campo internazionale». Buona questa: è quello che c’interessava, mandalo su tutti i Tg, americani ed italiani: le bare seguiranno a Ciampino. Il nostro sarà là a chinare il capo, con l’arcivescovo a lato per benedire. Qualche lacrima fa scaturire buoni sentimenti: Patria, Onore e tutto il resto...ricordate il successo degli Aphrodite’s Child con Rain and tears? Peccato che oggi, in Grecia, rimangano solo le lacrime, ma questo tagliatelo, non importa...

Presidente, visto che sicuramente non lo è...allora lo fa?
In Parlamento, nell’attuale legislatura, fra indagati e condannati ce ne sono 49 (2). Nella precedente, però, erano 116 (3): aspetti un attimo a cantare vittoria...della serie “Va meglio”! Attenda la fine dell’attuale legislatura, quando i parlamentari passeranno alla cassa per “saldare i conti”...non si sa mai, se non fossi rieletto...tanto, dopo, ci sono varie leggi che li salvaguardano e l’onnipresente prescrizione, quando non si salvano fra di loro impedendo alla Magistratura d’indagare. O corrompono, minacciano: come dei mafiosi.
Quali sono i reati commessi?
Scorrendo le liste, compaiono: abuso d’ufficio, corruzione, abuso edilizio, peculato, diffamazione, falso in bilancio, false fatture, associazione mafiosa...et similia...
Lo sa che in Germania un ministro dell’Interno si dimise sua sponte ed immediatamente quando fu scoperto che aveva copiato parte della tesi di laurea? Cos’ha provato, di fronte agli studenti della Columbia University, pensando a suo fratello? Quel “associazione mafiosa” non le fa venire un brivido lungo la schiena?

E la legge elettorale? Ci vuole del coraggio per raccontare a degli studenti (molti dei quali di Legge!) che la magistratura italiana ci ha messo 8 anni – ben otto anni! – per scoprire che era incostituzionale! Al punto che i parlamentari i quali, fra l’altro, l’hanno eletta Presidente della Repubblica sono stati ancora eletti con quella legge!
La dichiarazione d’incostituzionalità è del 2014, ma adesso è tutto a posto: abbiamo una nuova legge elettorale – e ci credo! L’alternativa era andare a votare con il proporzionale puro! Fumo negli occhi, per uno stuolo di politici nominati! – ma l’Italicum è la semplice seconda edizione del “Porcellum”, tutti lo sanno, anche lei!
L’unica differenza è che i latinisti un poco “macche-ironici” sono stati bloccati sul nascere, altrimenti...altro che Italicum! “Pasticcium”, oppure “refusum copiaincollae”, o ancora “Cinghialettum Florentiae”...fra altri otto anni, nel 2024, un’altra Corte Costituzionale la dichiarerà fasulla...ma si può andare avanti così?
Cosa crede, che siamo un branco d’idioti e solo lei e quattro costituzionalisti – “la crema” – possiate dissertare di legge elettorale?

Vede, Presidente, noi “esseri comuni” non abbiamo la finezza di comprendere le sottigliezze insite in un comma piuttosto che in un altro, ma crediamo, ipotizziamo, sospettiamo che i costituzionalisti italiani pensassero che il popolo italiano avesse il diritto/dovere d’eleggere i propri rappresentanti. Non che un tizio che fa il Presidente – eletto da un Parlamento (per noi fasullo, ma si sa, non siamo costituzionalisti...) allora diciamo...”bislacco” va bene anche per lei? Passi il bislacco, ok mr. President – ci nomini il sindaco di Firenze primo ministro! E il sindaco di Venezia o di Napoli non hanno nulla da ridire?
Quando scriviamo “eleggere”, intendiamo scrivere proprio il nome: chissà perché, per tanti anni, votammo così! Non le viene qualche sospetto?

A me già venne in anni lontani, nel 1991, quando uno dei tanti “Principi di Piemonte” che bazzicano e sproloquiano nel Belpaese – il figlio di un altro presidente, tale Mario Segni – s’inventò che la Mafia controllava il voto tramite le preferenze. Lei, che di queste cose se n’intende – purtroppo per tristi vicende familiari – ci potrà chiarire questi dubbi: oggi la Mafia è sconfitta come forza esterna alle istituzioni, ma solo perché è entrata a farne parte a pieno titolo? Le inchieste romane non le dicono niente? La spazzatura, fra un po’, sarà quotata in Borsa come l’Oro...già, lei non sa nulla, non paga la monnezza del Quirinale...ma delle indagini e delle sentenze per i monnezzari mafiosi ha sentito parlare?
Tutti le “partecipate” pubbliche sono diventate riserva di caccia per mafia, n’drangheta e camorra, dai mercati all’ingrosso alle aziende per la distribuzione dell’acqua, del gas, dei trasporti pubblici...tutte le inchieste lo chiariscono, se si volessero inserire le fonti verrebbero fuori pagine e pagine.

Tornando al 1991, in quel referendum il mio fu uno dei pochi voti contrari: feci parte della misera pattuglia (circa il 4%) che aveva già compreso cosa celava il referendum dietro l’angolo, e ne sono orgoglioso.
Quando nel comitato referendario ci sono persone come Carlo Bo, Umberto Agnelli, Luca Cordero di Montezemolo, Rita Levi Montalcini, Giuseppe Tamburrano, Antonino Zichichi c’è poco da sperare in “miglioramenti” e tanto da sospettare in qualche inganno. Che bella preponderanza di piemontesi, vero?
Sempre seguendo il filo dei ricordi, quella che oggi lei ha definito un “aumento nella velocità delle decisioni” (mi riferisco alla riforma del Senato), fu bocciata (per gli aspetti maggioritari) proprio dalla Corte Costituzionale nel Gennaio del 1991, laddove consentì la sola abolizione delle preferenze (quello che più interessava ai promotori).

Oggi, con sindaci, presidenti vari ad ogni livello – tutti “maggioritari” – se la sente di dire che tutto va bene, e che in futuro andrà ancora meglio? Ma lei, vive su Marte?
Si è accorto che qui, invece che in una democrazia – mi sto riferendo all’aspetto strutturale – non siamo più in una Repubblica con Enti Locali, bensì in uno pseudo-regno con Governatori di Contee? E il feudatario più forte – per amicizie, appoggi, ecc...la recente vicenda di Banca Etruria lo conferma – diventa una sorta di dictator latino, senza più contrappesi di poteri che lo limitino? E tutta la sua azione di governo consiste nel twittare falsità (la crescita economica!) mentre maneggia a tutto spiano per togliere ancora contrappesi al suo potere?
Anche se pare che lo sostituiranno con Boeri, è il sistema che non sta più in piedi: dall’UE arrivano le direttive, lei controfirma e si va avanti un altro paio d’anni? E ai ragazzi a 700 euro il mese, ai ricercatori che scappano all’estero, agli ultrasessantenni senza pensione e senza lavoro, chi ci pensa? L’Europa?!? Babbo Natale? Ma non facciamo ridere.
In quanti dobbiamo lasciare questo Paese per farvi contenti? 94.000 nel solo 2014 per lavoro, più le 400.000 pensioni all’estero che paga l’INPS, infine, nel 2015 – per ragioni da chiarire, per ora solo supposizioni – ci sono stati 46.000 decessi in più rispetto al 2014, l’11,3% d’aumento, un dato abnorme! Ma è dal 2004 che la “speranza di vita” volge al negativo, nonostante si tiri fuori questa pura disinformazione quando si parla di pensioni. Ci sostituirete con i senego-albanesi? Auguri.
Siamo alla frutta, Presidente: se n’è accorto?

Oggi, per il dolce, servono la “riforma” della “reversibilità delle pensioni”, un nuovo capitolo nell’infinito tormentone chiamato Amato-Dini-Maroni-Monti/Fornero...anche Renzi vuole dire la sua. No, niente “tetti” per le pensioni d’oro...peccato, è incostituzionale...questa volta si tratta di calcolare l’importo che percepiranno le vedove: non più sul 60% di quella del coniuge, bensì introducendo il calcolo ISEE. Cosa vuol dire?
Che verranno sommati tutti i redditi, anche quelli della casa la quale – per poco che valga, ed il valore sarà calcolato a termini ISEE – “sforerà” qualsiasi tetto e le vedove non prenderanno più niente. E’ il sistema americano: terminato il “bonus” (a tempo) della pensione o delle cure mediche, si passa ad incamerare la casa.

Che vendano la casa! Certo, era già l’obiettivo di Monti: mettere le mani sul patrimonio immobiliare degli italiani. Non è possibile che più dell’80% vivano in casa propria! E le banche? Come fanno a guadagnare sui mutui? Sbloccare, sbloccare! Limitare il denaro in circolazione!
Eseguito: le proprietà immobiliari hanno perso circa il 50% del proprio valore. Nemmeno a regalarle trovi più chi se le prenda, perché ad ogni casa è appiccicato un mutuo occulto: IMU, spazzatura, acqua, ENEL, ENI...provi a guardare una bolletta, Presidente, circa l’80% è costituito da costi fissi, praticamente una nuova tassazione.
E si continuano a costruire case: perché?
Poiché i soldi “sporchi” vanno riciclati, così le imprese portano alle banche le ipoteche per interi quartieri invenduti – e le banche fanno finta di crederci – mentre il resto viene finanziato con i soldi delle tangenti e della cocaina. Alla fine, qualcuno deve pur pagare: ebbene? La vicenda di Banca Etruria non le dice nulla?
A cosa serviranno tutti i soldi risparmiati? Ma a pagare gli F-35, a rioccupare la Libia, insomma...tutte quelle belle faccende che le consentono di dire «l’Italia non è mai venuta meno al suo impegno in campo internazionale».

Qui termina la mia lettera, Presidente. Con un avvertimento.
Cosa può succedere?

Niente, così sarà fino alla fine dei tempi: nessuna rivoluzione, insurrezione o roba del genere. Ci vorrebbe un evento stocastico per un evento del genere, e gli eventi stocastici – per loro natura eccezionali ed imprevedibili – sono rari.
Però, ponendo il tempo t = infinito, anche la probabilità che si generi “n” (l’evento) diventa infinita.
Siccome io non conosco fenomeni infiniti, mi sa che quella probabilità sia reale: è solo questione di tempo. Quanto? Non ho la sfera di cristallo, mi spiace.
Cosa potrà capitarvi?
Con un comportamento del genere – io non sono uomo di legge – però...che ne dice di un “attentato alla Costituzione”?
E’ grave, lo so. La pena? E come faccio a conoscere il Codice Penale del futuro?
Solo un consiglio: attenti al cerino acceso, l’ultimo, si brucia.

Un partecipe ricordo per il suo coraggioso fratello.

(3) http://www.stopcensura.com/2010/08/ecco-la-lista-degli-indagaticondannati.html

08 febbraio 2016

Famigly day, forever!



Direbbe John Lennon, grande John Lennon: peccato che l’abbiano ammazzato, quello sì che sarebbe stato un perfetto Re del Mondo! Ci assataniamo dietro ai vari Family day, oppure ci opponiamo ai Family day, perché i “famigli” sono noiosi, spaccapalle, razzisti e fanno pure i predicozzi e la morale. Loro, ovviamente, sono contro perché (gli altri) sono froci o lesbiche, oppure non vogliono fare figli, o ancora li vogliono in provetta, e vogliono pure rubare figli già fatti per adottarli. Un perfetto casino, meglio di un Roma-Lazio che finisce al 94° minuto 1 a 1, con due rigori (uno per parte) nei minuti di recupero: Olimpico in fiamme, 247 ricoverati in ospedale e 145 fermati in Questura. Che meraviglia. Gran confusione sotto il cielo...tutto va bene!
Ma, qualcuno, riflette su cos’è la famiglia e su come è messa oggi?

Nel 2014, in Italia, ci sono stati 142.754 matrimoni, religiosi e civili: le separazioni sono state 89.303 ed i divorzi 52.335 (Fonte: ISTAT). Si potrà piluccare fra i numeri, ma la somma fra separazioni e divorzi fa 141.638, ossia “l’1 a 1” che prima citavamo. La durata media di un matrimonio è di 16 anni (in costante calo). Per fortuna, la vita media di un matrimonio, per ora, è superiore a quella di un elettrodomestico: cosa importante, così non siamo ancora arrivati a dividerci i pezzi della lavastoviglie di fronte ad un magistrato.

Possiamo continuare a sostenere che la famiglia è il “mattone” essenziale del vivere sociale?
Per certi versi sì: se non esistesse la famiglia, in Italia non esisterebbe stato sociale, e la famiglia tradizionale lo fa, ma con il fiato sempre più corto. Dunque, l’establishment al potere avrebbe maggiori grattacapi per sostenere le situazioni di povertà e di disoccupazione, per questo “concede” e preme su questo “format” obsoleto – o meglio, fa tanto chiasso sulla questione per l’affido dei minori – ma è un concedere monco, senza contropartite. A costo zero, come di consueto.
Sull’altro versante – ossia quello degli affetti e delle aspettative – la famiglia è un disastro.

Alcuni dati, un poco approssimativi poiché difficili da verificare, ci dicono che circa un terzo o la metà degli italiani/italiane tradiscono abitualmente il coniuge, hanno un’amante (o più storie, d’amore o di sesso) vivendo realtà affettive/sessuali in modo “seriale”, oppure perseguono menage a trois che durano decenni, restando in famiglia “fin quando i figli non saranno grandi” o, ancora, frequentano abitualmente i club “privé”...su tutte queste abitudini, svettano i siti Internet per incontri: è un dilagare di posizioni, da chi propone rapporti finalizzati ad una nuova convivenza a chi, semplicemente, prospetta “una botta e via”.
Qualcuno dirà “E’ sempre stato così e sempre sarà...” per alcuni aspetti è senz’altro vero – è questo l’aspetto interessante dell’evolversi sociologico – ossia il far capo a pulsioni archetipe che s’innestano in sempre diverse situazioni sociali.

La pulsione sessuale preme in tal senso e la conferma ci viene dall’etologia, laddove gli scimpanzè (che condividono con noi il 98% del patrimonio genetico) vivono un’esistenza di promiscuità, ma anche l’antropologia conferma: le popolazioni “primitive” che l’uomo occidentale ha incontrato sul suo cammino di scoperta e di conquista (Amazzonia, Polinesia, ecc.), vivevano con molta naturalità non tanto la poligamia (a ben vedere, una forma di potere), quanto l’estrema libertà sessuale (lo riporta in modo chiaro Melville, in “Taipi”).
La “teoria” della sessualità plurima si basa sul fatto che l’uomo desidera spargere il suo seme in più uteri per garantire la sopravvivenza della sua discendenza, mentre per la donna accettare rapporti con più partner assicura maggior appoggio “economico”: curiosamente, tali comportamenti non avvenivano in popolazioni che vivevano in ristrettezze alimentari, bensì era un evento naturale, al quale conferire scarsa importanza, mentre i veri “tabù” erano per lo più relegati ad aspetti della loro religiosità (luoghi, periodi, ecc).
Singolarmente, in tutte quelle culture c’era la rigida proibizione dell’incesto: però, per dei “selvaggi”!

L’impatto fra le due culture, quella bacchettona e quella libertaria – siamo nel ‘700/’800, ricordiamo il noto caso del Bounty – fece esclamare a qualche antropologo, forse in vena ridanciana, che l’uomo occidentale, nella sua corsa verso la modernità, “si stesse perdendo qualcosa”.
E che dire, allora, del Settecento libertino o del Quattrocento boccaccesco? O della “famiglia” latina, virgolettato per non confondere il medesimo termine con due concetti diversissimi? Al punto di nominare un “pater familias”, agghindando la lingua con un accusativo plurale, per sottolineare il concetto di potere plurimo e l’oggettività dei soggetti a lui sottoposti?
Insomma, abbiamo alle spalle una geo-storia molto variegata, che i nostri ignorantissimi politici (per cultura, lessico, e capacità di governare la polis) restringono ad una partita di calcio: di qua i “famigli”, di là gli altri. Quanno nnammo a magnà? Sse scopa stasera? Cce sta na mignotta de quelle bbone?

Capirete che incrociare sessualità, modernità e progresso è un affare un tantino complesso, che ha occupato molte menti – ricordiamo, una su tutte, Wilhelm Reich – e che è un po’ troppo per i Razzi, gli Scillipoti et similia – e la domanda che dovremmo porci è, allora, siamo giunti al termine della cosiddetta “modernità”?
Perché il mutamento non avviene solo per aggregati fisici (l’esterno: lavoro, prodotti, beni, economia, ecc) ma anche psichici (l’interno: libido, affettività, sentimenti, ecc): dire che siamo giunti al capolinea è una pietosa bestialità, poiché moderno significa soltanto meno vecchio di ieri, null’altro. Come la famosa “fine della Storia”.
Tutto ciò c’impone di dialogare con quest’Uomo timido e compresso, incapace oramai di gesti autentici: un Uomo che trova liberazione solo nella purezza di un Kata, nell’illusione (che Mishima trascinò con sé, più che evidenziare) che la fuggevolezza di un istante trasfiguri gli eventi.
Allora, cos’è cambiato?

La ferrovia. Non mettetevi a ridere: riflettete. A metà Ottocento la ferrovia, in pochi decenni, decuplicò la velocità di trasferimento di tutto ciò che serviva: bushel di frumento, tonnellate di carbone, metri cubici di legname. L’Uomo seguì quella velocità, a lui ed ai suoi tempi di “risposta” meno congeniale: “Tempi moderni” di Chaplin, non invento nulla.
Il dopo lo conosciamo: ciò che non possiamo più sapere è come viveva, intimamente, l’Uomo di prima.

Ci rechiamo a Venezia per il Carnevale, cercando qualche forma di trasgressione remota, ma non possiamo tornare – anche solo per un attimo – in quel noto “campo” dove, nobildonne e cortigiane, si recavano all’alba, in silenzio, per lasciarsi ammirare, per far comprendere agli amanti che si davano convegno la tempesta che era passata in quella notte d’amore: lasciavano seguire le tracce di quegli amplessi passo dopo passo, scolpite sui loro visi sfatti e gioiosi. In una società segnata dalla malattia mortale, inseguita dalla peste, il carpe diem era l’unica risposta accettabile, come lo era l’ascetismo per i (pochissimi) veri asceti.
Noi, oggi – magari vestiti da Marchese d’Ambaradan – non notiamo nulla, solo quattro pietre puzzolenti di piscio di cane: al più, ci massaggia la mano di una coscienziosa infermiera al Pronto Soccorso, dove vomitiamo una notte insulsa mentre attendiamo un’alba altrettanto svaccata.

Il capitalismo? E’ colpa del capitalismo? Perché, con la nobiltà di prima si campava meglio? No, erano i ritmi, la percezione del tempo che era diversa. Goethe si lascia andare per pagine e pagine nella descrizione di un paesaggio e non si cura se, il lettore moderno, scalpita e – in fin dei conti – vuol solo sapere se Carlotta, infine, gliela darà oppure non tradirà il marito. Ma non è colpa sua se ha fretta: non può capire un uomo del ‘700!

La famiglia, insieme all’Uomo, è stata triturata dall’aumento di velocità improvviso: 150 anni su...facciamo almeno 20.000? O un milione? Tanto, V=at sempre, comunque la pensiamo: Razzi, incosciente come una vergine, è rimasto “triturato”, ed anche Crozza che lo imita.
Difatti, anche l’accelerazione delle separazioni sui matrimoni segue questa linea (sempre fonte ISTAT) laddove t – Data Separazione meno Data Matrimonio (in minuti secondi) – è un limite che tende a zero.

Osservare i grattacieli che tremolano nelle acque del porto, la sera, è una bella icona del matrimonio. Ne è la sintesi. Occhio acceso, occhio buio, acceso, buio, buio, buio, acceso, buio, buio, buio...nel silenzio totale, nel buio fagocitante, nello sciacquio stanco della risacca, identico da milioni di anni. I grattacieli, i grandi palazzi, sono le icone del nostro tempo e, allo stesso tempo, il “termometro” dei matrimoni e delle famiglie.
Non più grandi case gaie, non più piccoli tuguri – magari gai perché quella sera c’è un salame in tavola – ma prevedibili, perfetti abituri, studiati fino all’inverosimile da coscienziosi architetti per addetti alla produzione, od al controllo della produzione. Poi al guadagno sulla produzione. Minime ristrutturazioni fra un passaggio e l’altro: saletta computer al posto della camera per il pupo.
Infine, ciak, si gira! Silenzio...motore...azione! Scena 34 di “Vita umana”. Via!
Il protagonista entra in scena e pronuncia poche parole: “La produzione è terminata”. Buona, spegni motore, via le luci.

Sparito tutto. Il carbone, che vorticava da 150 anni, non c’è più. Non si fabbricano più sedie, non si mungono mucche. Silente, il greggio scorre nell’oleodotto e finisce nella centrale, diventerà elettricità che scorrerà, anch’essa silente, nei fili.
Ricordo l’angoscia che provai leggendo Tiziano Terzani che comunicava, pelle a pelle, ciò che provava osservando la prima fabbrica giapponese completamente automatica. Anni ’90: lui e il guardiano, soli nella notte. Dalla vetrata, un enorme reparto, macchine che lavoravano. Sole. Il frastuono appena attenuato dalle pareti anti-acustiche.
A questo punto, i marxisti mi tireranno le loro adunche falci e martelli (questo significa gabbare Marx!), i fascisti vorranno darmi l’olio di ricino (e i figli per la Patria?), ma a me non frega nulla né degli uni e né degli altri perché – cercate di capire, non di controbattere a cervello spento – questo non è un articolo d’economia politica, ma un articolo su basi sociologiche dove si cerca di capire:

1) A che punto siamo giunti nel percorso storico/evolutivo;
2) Qual è, conseguentemente, la forma migliore per l’aggregazione sociale;
3) Come armonizzare l’aggregazione sociale con le pulsioni naturali.
Detto questo, una fabbrica completamente automatica dev’essere bellissima.

In definitiva, se la velocità degli scambi – commerciali, culturali, d’informazioni – è aumentata (modificando anche la percezione del tempo nei rapporti, ma noi non ci siamo accorti di nulla perché il fenomeno è stato “diluito” in un secolo e mezzo) la famiglia patriarcale, abituata a ritmi e tempi “lunghi”, è stata travolta. Rottamata. Prima, esistevano famiglie tradizionali incastonate nella cornice del villaggio, che era anch’esso una forma di “grande famiglia”, o clan.
A quel punto, intervenne il già citato aumento di velocità: le emigrazioni di massa furono possibili solo nell’era del vapore, così come le colonizzazioni “mercantili”, ossia un sistema complesso ma funzionale, che prevedeva lo stazionamento in area coloniale di una classe dirigente straniera per dirigere i traffici (George Orwell: Giorni in Birmania), mentre Stati Uniti ed Australia assorbivano l’eccesso di popolazione comune, per lavori di basso livello ma di buona competenza artigianale. Entrambe questi fenomeni iniziarono a “disossare” la tradizionale famiglia patriarcale.
La susseguente società industriale aveva bisogno, invece, solo di produttori/consumatori (più appartamenti = più lavatrici, lavastoviglie, televisori, ecc) e quindi l’impeto consumista fu diretto verso l’anello debole della famiglia patriarcale, ossia “la libertà”. E’ fuor di dubbio che, in quelle famiglie numerose, di libertà personale ce ne fosse poca, ma lo Stato – in contropartita – raccontò d’assumersi l’onere dello stato sociale.
Asili, ospedali, ricoveri (non lager!) per gli anziani, ecc. Oggi, nella società post-industriale, osserviamo il fallimento di quella impostazione: come sempre, quando viene soddisfatta l’esigenza del capitalista, il resto va alle ortiche. Diventano “risparmi”, e così la gente – imbambolata dai format televisivi – li percepisce.
Tali teorie non sono campate in aria: se ne occupò Gandhi in sociologia politica ed Ettore Scola, nell’arte, col film “La famiglia” (1987), oggi sono interessanti le riflessioni di De Benoist sull’argomento.

Risposte? Volete delle risposte?!? Ma per chi mi prendete? Non sono mica Renzi!
Ve beh, ve le darò...d’accordo...

La famiglia mononucleare come noi l’abbiamo vissuta (padre, madre, figli), è morta e bollita: finita. Nel tempo ha mostrato tutti i suoi limiti: scarsa elasticità, sensibilità estrema alle pulsioni soggettive disgregatrici, incapacità di far fronte a minime variazioni dell’ambiente circostante. Basta un imprevisto (anche a causa dell’odierna situazione economica) di spesa pari a 600 euro ed il 30%  delle famiglie è in crisi nera. In una società dove il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza, non potrebbe essere diverso.
Conseguentemente, bisogna allargare la base del triangolo affinché il baricentro rimanga compreso nell’area di base: in altre parole, aumentare i componenti della “famiglia”.
Qualcosa del genere già accadeva nelle vecchie famiglie patriarcali, dove si trovava sempre una soluzione proprio per il numero dei componenti, ma il problema è trovare una forma d’aggregazione sociale che non ne includa i difetti: autoritarismo, subalternità della donna, morale “unica”, ecc.
Inoltre, in un mondo a “redditi variabili”, la compensazione interna è molto importante, perché consente di sopravvivere anche in tempi di “magra” restringendo un poco i consumi, oppure – se la pianificazione è più saggia – attingendo a risorse preventivamente accantonate. Mi pare che qualcuno abbia già parlato di vacche grasse e vacche magre...non ricordo più il testo di riferimento...

Inoltre, la società post-industriale non ha più bisogno delle ciclopiche aggregazioni cittadine, zeppe d’aggressività e poco inclini all’empatia: una saggia rioccupazione del territorio sarebbe la manna per tante ragioni: economiche, energetiche, ambientali e sociali. Ma il potere, guarda a caso, “rallenta” molto su uno degli aspetti più importanti di questa rivoluzione: la “banda larga”, essenziale per la comunicazione, come lo fu il treno per i trasporti. Meglio avere a disposizione le moltitudini, per nutrirle a panem et circenses?

Una famiglia “allargata” – chiamatela comunità, comune e come cavolo vi pare – ha più possibilità di resistere all’attacco coordinato del KriminalKapitalism e del BankAssassin: la famiglia tradizionale si separa, poi i partecipanti si risposano (omo od etero, è la stessa cosa) e continuano a lottare contro i mulini a vento.
Se pensate che vi stia raccontando delle bagattelle, provate a pensare cosa significa pagare un’imposta sulla spazzatura in due persone contro dieci: fa un quinto. 600 euro? 120 euro. Va meglio? Quando c’è da cambiare la lavatrice, siete in dieci (faccio un esempio) ad affrontare la spesa, non in due.

Personalmente, ho partecipato a due esperienze: una agricola ed una urbana. Sono i periodi della mia vita che ricordo con maggior gioia, poiché eri responsabile di te stesso ma non avvertivi quel senso di oppressione che la famiglia tradizionale ti assegna. Perché? Poiché la tua responsabilità era con-divisa da altre persone e...vivaddio! Fra tanti, c’è sempre qualcuno che sa cambiare un asse del cesso!
Non mi sembra opportuno raccontare particolari di quelle esperienze, perché questo articolo è scritto per chi ha coraggio e ci vuole provare: per gli altri, è solo tempo perso. Nel tempo che avete impiegato a leggere questo articolo, la vita media di un matrimonio è scesa di 1,463 secondi, anche se la funzione di riferimento è ancora in studio.

Vi posso solo dire che, ogni anno, c’incontriamo tutti, i vecchi “comunardi” e siamo come fratelli: nella famiglia tradizionale è il sangue a scegliere, in quella comunitaria sei tu a scegliere, secondo le tue inclinazioni ed i tuoi desideri. La profondità del rapporto è totale, ancora dopo 40 anni, ed è come se ci fossimo lasciati il giorno prima.
Per chi non avesse ancora capito, io posso recarmi – senza telefonare – a casa di chiunque visse con me 40 anni fa – magari a distanza di centinaia di chilometri – suonare il campanello e ricevere, per prima cosa, un abbraccio ed un sorriso di piacevole sorpresa.
Anche i “dotti” se ne sono interessati, e sono state redatte due tesi di laurea sulle nostre esperienze.

Perché finirono? Mai sentito dire panta rei? La comunità è, per suo statuto interno mai scritto, fluida e variabile: sta a chi partecipa saperla improntare alla stabilità, sapendo bene che – se lasci – devi consentire ad altri di giungere, e d’arrivare bene, di poter fare buona vita con chi rimane. Tu passi, la comunità deve restare. Erano tempi di pionierismo, e gli errori ci furono, tanti.
Oggi, a differenza di molti anni fa, mi sembra che quel “vezzo” stia diventando una necessità: urbana od agricola, poco importa, l’importante è saper reggere all’impatto dei bastardi che pretendono le nostre vite in locazione. Domani, in proprietà assoluta.

I figli? Tre coppie, nelle nostre esperienze, avevano figli: oggi campano bene – compatibilmente con il nostro tempo incivile – e non sembra che abbiano gravi problemi per essere stati abbandonati ad un’altra coppia per qualche tempo, con due mamme o con due papà, secondo chi era disponibile.
L’amore, il sesso? Certo, sono storie che capitano ed hanno impatti anche violenti in certe situazioni, ma – tutti noi che vivemmo insieme – concordiamo su un fatto: fummo molto naif in quelle situazioni, e c’è modo di porre un rimedio a tutto, soprattutto se la comunità è abbastanza ampia, se l’affetto comune, il senso d’appartenenza, supera queste buriane. Chiedete al un polinesiano d’oggi come viveva suo nonno.

Per questa ragione m’appassiona poco l’attuale dibattito (ma è un dibattito o una gazzarra?) sulla famiglia: si analizzano le “qualità” dei componenti, il loro sesso, i loro orientamenti sessuali, ma il “contenitore” deve restare identico. Omo od etero, uomini o donne, devono finire tutti nel “format” del cubicolo, con figli o senza, con un lavoro saltuario oppure stabile...tutti seduti ad ascoltare il Verbo, ossia mamma Tv. Penso, spesso, che dovrebbero pagarci per guardarla (non ditelo a me, non la guardo da decenni).
Nelle strutture comunitarie, c’è il rischio che, invece, la sera che non c’è niente da fare si giochi a briscola e ci si facciano quattro sane risate, condite da motteggi e frizzi: il miglior antidoto contro la depressione dilagante.

Cercavate un’alternativa? Questa non vi convince? Non so che dirvi...provate a rivolgervi a Giovanardi...

01 febbraio 2016

Ventotene’s Europe resort




Noi stiamo buoni e quelli ci ammaz­zano. Se non rice­vono una sana lezione fanno quello che vogliono. Non avete notato che da quando Bre­sci ha spa­rato al re, di stragi non ce ne sono più state? Quando hanno paura loro, abbiamo meno paura noi.
Valerio Evangelisti, Il sole dell'avvenire


Wunderland!”, pare che abbia esclamato la Merkel, “Ile merveilleuse”, sembra sia stato il commento di Hollande: la regina d’Inghilterra, memore dei tanti viaggi nel Mediterraneo sul Britannia, pare abbia esclamato: Renzi’s nice idea!
Proprio così: l’ultima “zingarata” del marmocchio fiorentino l’ha condotto a pensare di ristrutturare l’ex carcere di Ventotene (in realtà, sull’Isola di Santo Stefano, ad un miglio da Ventotene) per la “modica” cifra di 80 milioni di euro. Per farne cosa? Un “scuola” d’altissimo livello per funzionari/dirigenti europei. E chi paga? Noi, ovvio.

Premesso che questa non è la sede per infinite diatribe sulla detenzione degli antifascisti sull’isola – non me ne fa una pippa – invito chi volesse innestare la solita disfida di Barletta fra fascisti/antifascisti, piddini/grillini a cercarsi un’altra sede. Grazie.

A me, interessano quegli 80, dicesi ottanta, miglioni. Che fa rima con cogl... ossia noi. Ma, veramente, abbiamo bisogno di dare a Renzi circa un caffè e mezzo a testa (infanti compresi) per ristrutturare quelle quattro pietre?

La cifra.
Ottanta milioni, detti così, sembrano poca cosa. Sono circa 150 miliardi di vecchie lire, oppure il corrispettivo per mandare in pensione 3.000 ultrasessantenni o, ancora, l’equivalente di 500 appartamenti d’edilizia popolare. Così, sembrano meno bazzecole e pinzillacchere.
A cosa serve l’investimento (pubblico)?

Il contesto geografico.
Le isole Pontine, delle quali Ventotene fa parte, si trovano a circa 30 miglia al largo di Formia: 2 ore di navigazione con un motoscafo o con i traghetti, 6 ore sotto vela con buon vento. Godono di un clima sub-tropicale, il mare è di una bellezza da togliere il fiato e le natura altrettanto: numerosi i reperti archeologici e storici.

Il carcere.
L’ex carcere si trova sull’isola (in realtà isolotto, o addirittura scoglio) di Santo Stefano, che ha un diametro di 500 metri circa, 37 ettari di superficie e dista circa un miglio (2000 metri) da Ventotene. Il carcere aveva 99 celle ed una torre centrale (crollata) per l’osservazione.
La struttura del carcere è ancora valida: va da sé che il tutto comporti una ristrutturazione radicale per portarlo allo standard dei giorni nostri. Soprattutto se deve diventare una “scuola” per manager UE.

Cos’ha in mente Renzi?
Può darsi che, durante l’Inverno, si vogliano tenere conferenze, seminari od altre attività “formative” su quello scoglio, ma non sfugge a nessuno che, quello, è il posto meno pratico nell’intera UE per portarci delle persone che arrivano da tutto il mondo. Pur costruendo un mini-eliporto sull’isolotto (ce n’è già uno a Ventotene), la logistica è da pazzi e, oltretutto, molto costosa: cosa che, a dirla tutta, è l’ultima cosa che interessi Renzi.
A Ventotene ci sono due porti, uno più antico ed il secondo moderno: in quello moderno i posti barca sono 40. Dunque, dunque...40 posti barca, 40 minialloggi (bisognerà vedere quanti saranno al termine della ristrutturazione, ed anche se saranno veramente 80 milioni di spesa)...ecco fatto il resort più esclusivo per la supercasta dei politici italiani, quelli “premiati” per “fedeltà” ed “impegno”. Hanno già fatto alle Eolie qualcosa di simile, dove una notte in ormeggio al gavitello per un gommone (fuori porto!) costa 200 euro.

Da Roma, per il week-end (che per loro inizia il Giovedì pomeriggio e termina il Lunedì sera), il nuovo resort sarà raggiungibile in un’ora di volo, in elicottero, dalla zona EUR (dove partono i voli “VIP”) a Ventotene, quindi trasbordo al resort via mare (2 km), oppure con altro elicottero (più piccolo) se le condizioni del mare non lo consentono.
Quindi, 4 giorni di riposo nella più assoluta tranquillità – l’isolotto è quasi una fortezza! – pranzi, incontri, relax, un giorno in barca, pesca subacquea...ecco la vita dei politici italiani. Insomma, Berlusconi aveva villa Certosa in Sardegna – almeno se l’era pagata! – mentre Renzi se la fa a spese nostre.

Cos’avrei in mente io.
Un’imbiancata a calce, tanto per l’igiene, acqua e viveri. Per chi? Per portarci:
Amato, Ciampi, Prodi, D’Alema, Treu, Berlusconi, Casini, Fini, Bertinotti, Bossi, Maroni, Monti, Fornero, Bersani, Letta (entrambi), Renzi...e tutti i loro tirapiedi. In celle doppie, ci sono 198 posti. Non spingete, c’è posto per tutti!
Poi, si butta via la chiave.